Serra Lunga - Il Monte Cornacchia


Il pretesto della ricerca ed esplorazione delle montagne che superano i 2000 metri, occasione offertaci ormai da tempo dal Club2000, ci indirizza questa volta in una zona poco battuta. La meta, il monte Cornacchia, si trova sui monti della Serra Lunga, una lunga catena montuosa che fa da spartiacque tra la Val Roveto, che delimita i confini tra Lazio e Abruzzo, con i suoi piccoli borghi molto interessanti dal punto di vista storico-culturale, e la Vallelonga, che sfocia nella piana del Fucino. Doveva essere una giornata di pioggia. Stavolta la sorte ci viene incontro, e al posto dei fulmini e saette la montagna ci regala una finestra di bel tempo, che dura quello che ci basta per portare a termine la nostra passeggiata senza problemi. Siamo io, Francesco e Nicola, di cui faccio oggi la conoscenza. I percorsi per salire sul Cornacchia sono vari, dalla Val roveto il dislivello maggiore, da campoli il più lungo. Quello che scelgo parte tre chilometri prima della Madonna della Lanna, versante Nord di Vallelonga. Nei pressi di una sterrata sulla destra lasciamo l’auto e ci inoltriamo nel bosco, dapprima su di un letto di foglie, con pendii graduali, poi il sentiero, non ufficiale, si insinua all’interno del Vallone Martina. Il fosso sassoso si inerpica decisamente, tra i rami caduchi del bosco, la pendenza ci fa guadagnare quota, fino all’uscita dal bosco, a 1750 metri. Da qui attraverso un canalino di sfasciumi raggiungiamo il costone dove sorge il Rifugio Coppo dell’Orso. Troviamo altri montanari, provenienti da Luco dei Marsi, i quali ci offrono del caldo caffè. E il gusto del caffè in quota è speciale. Il percorso ora si snoda in cresta, tra il vento vivace che ci schiaffeggia e le nuvole che veloci salgono dal versante della Val Roveto e si tuffano verso il Coppo dell’Orso. Superiamo la cima dei Tre Confini e puntiamo ora sul cornacchia in lontananza. La vetta è raggiunta, un’altra meta è assorbita, metabolizzata. Un altro punto di arrivo, lo stimolo per nuove ripartenze. Il vento ci obbliga a rientrare, non prima però di aver osservato il versante orientale di quest’area, un susseguirsi di elevazioni e pianori, che suggeriscono una futura visita. Percorriamo quindi il percorso a ritroso sino al rifugio, per poi prendere il sentiero ufficiale, che attraverso piccole svolte tra i magici colori autunnali, ci riporta prima alla Fonte Astuni e in breve all’auto, giusto in tempo per evitare la prima pioggia pomeridiana. Un angolo appartato tra le cime del Parco e le creste laziali degli Ernici, un piccolo mondo isolato, dove trova sollievo lo spirito. 14 Km, 1200 mt dislivello, 6 ore.